cane pignorato

Cane pignorato: i cani possono davvero essere messi all’asta?!

Oggi vi racconto la storia del cane pignorato. In realtà il problema è sempre lo stesso: a livello giuridico gli animali domestici sono solo dei beni mobili, e come tali vengono trattati.

Lo sa bene la povera Molly, Labrador di 9 anni che, a seguito di un pignoramento, hanno cercato di vendere all’asta come fosse un quadro.

Molly: il cane pignorato che nessuno ha comprato all’asta

Tre anni fa Molly, che all’epoca di anni ne aveva solo sei, venne pignorata insieme ad altri cani del suo stesso allevamento, a causa di un mancato risarcimento del danno dovuto dall’allevatore – proprietario dei cani– ad un cliente.

I cani furono tutti pignorati ed affidati ad altre persone, mentre la dolce Molly fu lasciata nella struttura, in custodia al proprietario.

A inizio Luglio si è svolta la prima asta per la vendita del povero cane pignorato che, chiaramente, non è andata a buon fine. Nessuno ha voluto comprare un cane di 9 anni partendo da una base d’asta di 50,00 Euro, ed il giudice ha deciso che Molly potrà restare con il suo amico umano.

Per giunta – e per fortuna – il tribunale ha deciso di cancellare il vincolo pignoratizio sull’animale, restituendo la proprietà di Molly all’uomo che, fino al giorno dell’asta, aveva goduto della compagnia del cane inteso come bene mobile pignorato.

Possono davvero pignorare il cane?

Si, il cane è un bene pignorabile. Seppur la legge 221/2015 abbia inserito gli animali da compagnia nell’elenco dei beni di prima necessità non pignorabili, ad oggi questa non è una garanzia di impignorabilità del cane.

Molly, infatti, è stata intesa come un bene dell’attività commerciale dell’allevatore e, pertanto, pignorata come tale.

Cane pignorato? Molly non è l’unica

Già nel 2017 aveva fatto clamore il caso di un barboncino toy all’asta. Il cane, di circa otto anni, era stato pignorato insieme ad altri beni mobili (tavoli, sedie, vasi ecc.) con una base d’asta di Euro 200,00 venendo infine venduto per ben 300,00 Euro!

Anche in questo caso il barboncino, cresciuto in allevamento e detenuto a fini riproduttivi, è stato considerato come un bene mobile, una delle tante “cose” dell’allevamento che potevano essere messe all’asta per ricavarci del denaro.

È doveroso sottolineare che l’art. 13 del Trattato sull’UE e sul funzionamento dell’UE precisa che “nella formulazione e nell’attuazione delle politiche,  l’Unione e gli stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti..”

Nell’attesa e nella speranza che il prima possibile tale principio europeo venga pienamente rispettato anche nei confronti di animali che non sono direttamente considerati d’affezione, ci auguriamo di non leggere più tristi notizie come quella del cane pignorato.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, non esitare a scriverci a info@avvocatoanimali.it

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