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Perché il microchip al cane? Ce lo spiega il carabiniere a cui l’avevano rubato

Credo che la paura più grande per tutti i proprietari di un cane sia quella di tornare a casa e non trovarlo più. Sparito nel nulla. Sarà scappato? Qualcuno è entrato e l’ha portato via? Come starà, dove sarà, con chi? Ma soprattutto, il microchip ce l’ha?

È indubbiamente una di quelle situazioni da augurare solo al nostro peggior nemico, ma esistono anche storie a lieto fine, dove il cane torna a casa e tutti vivono per il resto della vita felici e contenti. Questo è possibile, però, solo in due modi: o si è fortunati e si rincontra casualmente il cane per strada, oppure il cane ha il microchip, qualcuno lo trova e lo porta dal veterinario, il quale vi individua quali proprietari e vi chiama per andare a riprendevi l’animale.

Nella storia di oggi c’è un padrone molto fortunato che aveva anche microchippato il cane.

Roma – maggio 2018: il carabiniere, il furto del cane e il microchip

Un carabiniere della stazione di Torino Nord, in servizio di pattuglia, vede da lontano qualcosa che attira immediatamente la sua attenzione. È un cane, una bella setter inglese molto molto simile a quella che meno di un mese prima gli è stata rubata.

Il carabiniere non perde tempo, si avvicina e il cuore si blocca: è lei. È proprio il suo cane. Non appena l’animale incrocia gli occhi dell’uomo gli corre incontro, lasciando pochi dubbi in merito alla sua “identità”. L’uomo senza fissa dimora che fino a pochi istanti prima la portava al guinzaglio, assistito alla scena, se la da a gambe levate, ma non corre abbastanza veloce da riuscire a scappare al carabiniere.

Il cane viene portato dal veterinario e, letto il microchip,  viene confermata la proprietà del cane.

Così per il ladro si aprono le porte del carcere e per il cane le porte della sua vera casa, dove il carabiniere si toglie la divisa e veste i panni del padrone miracolato.

E se non ci fosse stato il microchip?

Partiamo dal presupposto che il microchip è una piccola capsula di vetro biocompatibile, che funziona come una radio antenna pronta a ricevere il segnale del lettore che lo identifica e riconosce. La lettura del microchip consente di ottenere un codice di 15 cifre attraverso il quale risalire al proprietario del cane.

L’obbligo di microchippare il cane è stato istituto dall’ordinanza ministeriale del 06/08/08, con la quale il ministero del lavoro rende obbligatoria l’applicazione di apposito microchip di riconoscimento, effettuata esclusivamente da medici veterinari competenti che possano accedere all’anagrafe canina regionale.

Quindi il microchip è il modo più semplice e veloce per rilevare chi sia il proprietario del cane.

Se l’animale non è munito di tale dispositivo, risulta molto più difficoltoso – anche se non impossibile – dimostrare che quel cane è proprio il nostro. Se si perde, se scappa per paura, se viene portato via da qualcuno: in tutti questi casi un cane sprovvisto di microchip ha minime possibilità di tornare da noi.

Perché rischiare?

Oltre ad essere un obbligo di legge, microchippare il cane è fondamentale, sia per la salute e l’incolumità dell’animale stesso, sia per noi che potremo sempre aggrapparci alla speranza che, se qualcuno lo trovasse prima o poi potremo essere contattati vedendo realizzato il sogno di riabbracciarlo.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, non esitare a scriverci a info@avvocatoanimali.it

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