cani sequestrati

Dopo 10 anni i cani sequestrati tornano indietro

La storia di seguito riportata racconta di come, secondo la Corte di Cassazione, 10 anni dopo il loro “affidamento”, i cani sequestrati debbano ritornare nelle mani del loro aguzzino a causa di un banale errore processuale.

Questa vicenda ci riafferma ancora una volta l’importanza dell’introduzione di una legge che intenda gli animali come esseri senzienti e membri della famiglia, allontanandoli dal ruolo di “beni mobili” cui ancora oggi devono sottostare.

I cani sequestrati

La storia viene all’attenzione dell’opinione pubblica a seguito di un normale controllo su un furgone adibito al trasporto di animali, mediante il quale si è scoperto un traffico illecito degli stessi. All’interno del veicolo infatti erano stati trovati decine di cani “di razza” destinati alla vendita. Seppure i cuccioli fossero dotati di passaporto, avevano tutti meno di 50 giorni e risultavano pertanto fuori dagli standard temporali richiesti per l’importazione di animali ai fini commerciali.  I cuccioli sono risultati inoltre in forte stato di stress, disidratati e in carenti condizioni igieniche.

A seguito dei controlli e degli accertamenti era pertanto scattato immediatamente il sequestro ed il successivo affidamento dei 43 cuccioli provenienti dalla Romania.

I gradi di giudizio

Primo grado ed appello: condanna per l’imputato

Un anno fa la Corte d’Appello di Lecce conferma l’impossibilità (già pronunciata in primo grado) di restituire all’imputato i cuccioli affidati quasi un decennio prima a privati che, nel corso degli anni, se ne sono amorevolmente presi cura. La Corte decide anzi di assegnare definitivamente i cani sequestrati alle famiglie affidatarie.

I giudici di secondo grado ritengono infatti che «la permanenza dei cani sequestrati presso le persone cui sono stati affidati e che si sono prese cura di loro per quasi un decennio appare conforme a parametri quanto meno di ragionevolezza ed opportunità, laddove un’improvvisa sottrazione di animali – definiti, appunto, “d’affezione” dalla più recente normativa in materia – ai soggetti presso i quali vivono, divenendo così parte integrante del contesto familiare, si tradurrebbe in un grave vulnus non solo per coloro che se ne prendono cura ma anche per gli animali stessi».

In Cassazione: i cani sequestrati non potevano essere adottati

A seguito della doglianza dell’imputato, condannato nei primi due gradi di giudizio, viene evidenziata e confermata dalla Cassazione l’erronea procedura processuale che ha portato all’adozione dei cuccioli a seguito della condanna dell’imputato. L’iniziativa volta all’adozione dei cuccioli sarebbe infatti dovuta provenire dalle parti (le famiglie affidatarie) e non, come successo, dal giudice (essendo esso garante di giusto processo e terzietà).

La Corte, con sentenza n. 15561/2019, ritiene pertanto che debba «ritenersi viziato da nullità insanabile il provvedimento con il quale, nel caso di specie, si è disposto in ordine alla destinazione degli animali di proprietà dell’imputato». Per questo motivo la Corte di Cassazione annulla il provvedimento secondo il quale i cani sequestrati potevano essere ufficialmente e definitivamente adottati dalle famiglie affidatarie, acconsentendo in tal modo che gli stessi cani sequestrati tornino proprietà dell’imputato.

Quando il meccanismo processuale prevarica la vita delle famiglie

Apprendere questa notizia ed il suo sviluppo processuale lascia difficilmente impassibili, consci dell’ingiustizia che 43 famiglie hanno appena subito. Da giuristi è necessario ricordarsi che “la legge è uguale per tutti”, che differenziare il meccanismo processuale porterebbe inesorabilmente al fallimento ed al collasso del sistema giuridico. Da cittadini, è davvero incredibile pensare che per un cavillo burocratico decine di famiglie vengano distrutte e decine di cani debbano tornare nelle mani di chi volgarmente si è approfittato di loro fin da subito solo per lucrare. Non ci resta che sperare e pretendere che la normativa italiana si adegui ai nostri tempi, tempi in cui un cane è davvero un membro della famiglia.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, non esitare a scriverci a info@avvocatoanimali.it

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